Primi riconoscimenti di malattia professionale per i lavoratori della Miteni di Trissino, in provincia di Vicenza, esposti per anni a sostanze tossiche come i tensioattivi perfluorurati (Pfas).

Lo scorso 6 ottobre l’Inail, infatti, accertato per due ex lavoratori dell'azienda “una menomazione dell’integrità psicofisica” derivante dalla concentrazione di Pfoa e Pfos nel sangue. Per Cgil e Filctem Veneto e Vicenza “è un ulteriore, importante risultato dell’iniziativa che da anni portiamo avanti e che continueremo per la tutela complessiva dei lavoratori e della popolazione”.

“Il riconoscimento da parte dell’Inail dell’origine professionale della condizione patologica di tali lavoratori, anche per il solo anomalo iperaccumulo di sostanze in assenza di menomazioni – dichiara Faiferri, medico legale che collabora con il patronato Inca di Vicenza – è un primo e importante passo per la tutela delle persone, consentendoci ora di monitorare nel tempo l’evoluzione della condizione clinica e di estendere la tutela assicurativa qualora dovessero emergere ulteriori patologie correlabili”. Il Patronato ha da tempo avviato un percorso di valutazione della condizione di salute dei lavoratori ex Miteni che si sono resi volontariamente disponibili, per verificare la presenza di eventuali patologie correlabili all’esposizione prolungata ai Pfas o alle concentrazioni elevate nel sangue e, conseguentemente, attivare le domande di riconoscimento di malattia professionale.

 “La concentrazione di Pfoa e Pfos nel sangue dei lavoratori della Miteni – dichiara Anna Bilato, coordinatrice Inca Cgil Veneto – sono le più alte finora accertate e richiamate dalla letteratura scientifica internazionale: una concentrazione di queste sostanze chimiche dannose di gran lunga più elevata anche rispetto alla stessa popolazione della ‘zona rossa’. Se per i cittadini si tratta di decine di nanogrammi, per i lavoratori sono centinaia quando non migliaia di nanogrammi. Perché tali valori si dimezzino sono necessari almeno tre anni, e ce ne vorranno moltissimi per farli rientrare sotto il livello di guardia, che è considerato in un range che va da 1,8 a 8 nanogrammi. Per questo – aggiunge Bilato – è molto importante che l’altissima concentrazione di Pfas nel sangue sia stata considerata dall’Inail come un danno in sé, portando al riconoscimento della malattia professionale. È un principio importante che può essere molto utile per verificare e sostenere anche il possibile riconoscimento del danno e di eventuali benefici previdenziali e potrà essere esteso anche ad altri lavoratori e ad altre situazioni aziendali analoghe”.

 “La nostra iniziativa per la tutela complessiva dei lavoratori e della popolazione – dichiarano i segretari della Cgil e della Filctem Cgil – prosegue: dalla vigilanza sulla continuità della sorveglianza sanitaria per tutti i lavoratori e i cittadini coinvolti alla sollecitazione per la bonifica del sito produttivo e la completa messa in sicurezza delle falde acquifere, alla costituzione di parte civile nei procedimenti giudiziari che vedono indagati e imputati i diversi proprietari e i principali dirigenti della Miteni. Non lasceremo soli i lavoratori, le loro famiglie e la popolazione coinvolta. E ci batteremo con ancora più forza per cambiare questo modello di sviluppo, perché non è più possibile accettare un sistema produttivo che sacrifica sull’altare del profitto la salute delle persone e la salubrità dell’ambiente”.