Per i neo-diciottenni, richiedenti la cittadinanza italiana, non è necessario il permesso di soggiorno al momento della richiesta. A stabilirlo il Tribunale di Roma con la sentenza n. 14062/21 nella quale afferma che lo straniero nato in Italia, dove è rimasto ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara la volontà di acquisire la cittadinanza italiana. Da tale impostazione ne deriva la possibilità di provare il requisito di “dimora abituale” con idonea documentazione.

Il caso esaminato dal Tribunale ordinario di Roma riguarda una persona straniera che prima del compimento del diciannovesimo anno di età, dopo aver frequentato la scuola primaria e secondaria di primo grado ed eseguito tutte le vaccinazioni obbligatorie, si è vista respingere dal Ministero dell’interno la domanda di cittadinanza italiana perché sprovvista di un permesso di soggiorno valido.       

La motivazione espressa dal Ministero dell’Interno, però, è stata considerata infondata poiché, afferma il Tribunale, la nozione di residenza deve essere intesa ai sensi dell'art. 43 del Codice civile come dimora abituale, che può essere provata con ogni mezzo laddove non coincidente con quella anagrafica.

Richiamando l'articolo 1 del Regolamento di esecuzione della legge n. 91/92 dispone che “Ai fini dell’acquisto della cittadinanza italiana …. si considera legalmente residente nel territorio dello Stato chi vi risiede avendo soddisfatto le condizioni e gli adempimenti previsti dalle norme in materia di ingresso e di soggiorno degli stranieri in Italia e da quelle in materia di iscrizione anagrafica”.

La decisione del Tribunale – spiega Sara Palazzoli, del collegio di presidenza Inca - è importante perché conferma, ancora una volta, che per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana è sufficiente provare la propria presenza in Italia con qualsiasi mezzo e che non è quindi necessaria l’iscrizione anagrafica; tanto meno avere il permesso di soggiorno. Un altro piccolo passo per il riconoscimento della cittadinanza per chi nasce, vive, studia e paga le tasse in Italia; per l’affermazione di un diritto che è sinonimo di civiltà”.

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